Terremoto. “Turismo in ginocchio rischia di morire, serve subito un aiuto”. Presidente Regione Umbria propone riconoscimento “danno indiretto” e riprogrammazione fondi UE.

 «Turismo in ginocchio rischia di morire, serve subito un aiuto»
INTERVISTA CATIUSCIA MARINI, Presidente Regione  Umbria
Da Il Sole 24 Ore domenica 22 GENNAIO 2017
C’è chi non ha avuto neanche un graffio dal terremoto, ma paradossalmente sta pagando un prezzo più alto di chi ha subito danni (che saranno ripagati al 100%). Anche chi ha attività economiche e partita Iva, e risiede nel cratere, avrà la prevista una tantum di 5mila euro, anche se non è danneggiato. Nessun paracadute invece per tutti gli altri, sprofondati nella crisi. Il settore turistico-ricettivo è quello che sta soffrendo di più. Da qui la proposta, lanciata al governo dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini. «Dopo il 24 agosto – ricorda la governatrice – i turisti sono scappati dal Centro Italia. Prima del 30 ottobre, nella nostra regione avevamo segnali di ripresa; dopo, il dramma è stato totale, l’impatto devastante».
Presidente Marini, qual è la sua proposta?
Serve un contributo legato al danno indiretto causato dal sisma alle attività produttive, dentro e soprattutto fuori dal cratere. In Umbria il contributo è assolutamente vitale per il settore turistico-ricettivo. Non è una novità assoluta perché questo aiuto è stato dato anche nel 1997.
Come funziona?
Si va a vedere il fatturato dei due anni precedenti all’evento e si confronta con il fatturato dell’anno successivo. Se c’è una perdita significativa, che nel 1997 era indicata in oltre il 20%, allora viene riconosciuto all’impresa un contributo pari a una quota della differenza negativa. Quota che nel 1997 era del 20% e comunque non oltre 100 milioni di lire, cioè 50mila euro di oggi.
Non pensa che la misura potrebbe configgere con i limiti agli aiuti di Stato?
Forse il rischio c’è ma qui rischiamo la desertificazione economica e produttiva del settore turistico-ricettivo, che da noi è fatto da piccole e medie imprese. Ci sono alberghi, in comuni del cratere ma anche fuori, che sono agibili e non hanno un cliente ma devono comunque pagare tributi e imposte. Serve per forza una forma di aiuto indiretto.
Da alcuni comparti economici è arrivata la richiesta di istituire una “no tax area”.
Da noi la richiesta è arrivata da associazioni del commercio e dall’alberghiero. Dobbiamo però essere chiari: se con il contributo indiretto c’è il rischio di impattare sulle regole sugli aiuti di Stato, con la “no tax area” l’impatto è ancora più “robusto”. E poi si concede un beneficio sia a chi ne ha bisogno sia a chi continua a fatturare. Stiamo comunque lavorando sulla spinta agli investimenti.
In che modo?
C’è l’opportunità dei 300 milioni di fondi strutturali da riprogrammare nelle quattro Regioni. Lì possiamo fare delle proposte per settore e su aree del territorio con misure di sviluppo.
In concreto, come viene declinato questo strumento?
Se c’è un’impresa che deve ricostruire il capannone, con i fondi della ricostruzione riceve solo il contributo per ricostruire come prima; ma se io ho altri strumenti posso scegliere una strada di crescita della dimensione della mia impresa, acquistare macchinari più avanzato e innovativo. Questa misura parallela credo sia la parte più interessante per le imprese.
E a che punto è il lavoro?
Questa settimana avremmo dovuto avviare gli incontri di livello politico, dopo avere abbozzato le questioni tecniche. Invece siamo ripiombati nell’emergenza.
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